Nuovo mondo del lavoro e Next Generation Ue

Nelle giornate del 9, 10 e 11 settembre scorsi, si è tenuta, presso la Fortezza Medicea di Montapulciano, la dodicesima edizione del Festival Luci sul Lavoro, in collaborazione con la Scuola Europea di Relazioni Industriali. Alla presenza del Ministro del Lavoro Andrea Orlando e di massimi esponenti italiani e stranieri dell’economia, politica, imprenditoria, sindacati, associazioni datoriali (tra cui Cna) ed università, si sono sviluppati interessanti dibattiti ed approfondimenti in ordine al piano europeo per la ripresa economica (Recovery Plan), l’impatto degli investimenti pubblici e privati sul mondo del lavoro e alle transizioni giuste.

Dare via ad una nuova Europa

Il nuovo piano di ripresa, che va sotto il noto nome di Next Generation UE, esprime la volontà comune di dare vita ad una nuova Europa. Con l’arrivo delle risorse previste dal Recovery Found, i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza presentati dai singoli Governi diventeranno presto operativi. Nel frattempo, al fine di perfezionare la necessaria transizione economica e non solo, l’Unione Europea si è prioritariamente dotata di una Carta dei Valori ed un Piano di Azione per il Pilastro europeo dei diritti sociali.

Nel Vertice sociale del 7 maggio scorso a Porto, le istituzioni europee, i governi nazionali e le parti sociali europee hanno condiviso diversi obiettivi da raggiungere nei prossimi anni e, tra essi, nell’ambito del lavoro, gli Stati membri hanno condiviso: - l’esigenza di arrivare alla piena occupazione;
- lotta alla povertà;
- ammodernamento delle competenze della forza lavoro europea;
- individuazione di regole comuni sulla determinazione dei salari minimi attraverso la contrattazione collettiva o legge nel rispetto delle pratiche nazionali.

Il Salario Minimo sta occupando le agende dei governi europei

Nello specifico, il documento licenziato dal Vertice di Porto nel Capo I e II, tra i diversi temi sociali, posa molti dei nuovi pilastri della futura Europa sul mondo del lavoro. Questi vanno dal tema della formazione ed apprendimento permanente, alla parità di genere, le pari opportunità, sostegno all’occupazione, occupazione flessibile, condizioni di lavoro e tutele, dialogo sociale e coinvolgimento dei lavoratori, conciliazione vita-lavoro, sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro, salari.

Rispetto a quest’ultimo punto, si sottolinea come il tema del Salario Minimo stia occupando le agende dei governi europei in maniera sempre più pressante. L’UE, nel perseguire l’obiettivo di equità sociale dato, insiste sempre di più verso questa soluzione, chiedendo agli Stati membri di adeguare le norme nazionali a tale strumento. Per gli operatori della materia sarà uno degli impegni che maggiormente interesserà nel futuro prossimo e che, in conseguenza degli impatti sulla via economica e sociale delle imprese, vedrà impegnativi confronti ed azioni nel tentativo di mitigare nella giusta direzione i suoi effetti più “collaterali” e “distorti”. Non è un caso che il Nobel dell’Economia sia stato assegnato al Prof. D. Card per i suoi studi sviluppati in ordine agli impatti del salario minimo sull’occupazione.

Profonda trasformazione del modo con cui produciamo, lavoriamo e consumiamo

L’Europa si trova quindi ad attraversare un passaggio storico strategico, oltre la pandemia. Infatti, il programma Next Generation UE non è solo un’azione di recupero post-pandemico ma rappresenta il progetto di cambiamento del nostro continente e l’Unione europea ha fornito le direttrici di sviluppo di medio-lungo periodo. Si può fondatamente sostenere che dal Piano Marshall, l’attuale programma Next Generation UE rappresenti l’azione più significativa dell’Europa per attuare quel cambiamento radicale del quale vi era già da tempo bisogno e per il soddisfacimento del quale, la pandemia, ha solamente accelerato la ricerca di soluzioni.

Il piano di rilancio dell’economia prevede uno sforzo di investimenti che dovrebbe condurre ad una profonda trasformazione del modo con cui produciamo, lavoriamo e consumiamo portando ad un’economia rispettosa dell’ambiente e altamente tecnologica. Nel fare ciò, l’Unione Europea ha proposto una tassonomia degli investimenti ambientali e sociali che può potenzialmente allineare l’interesse di investitori e imprese agli obiettivi ambientali e sociali dell’Unione Europea, creando quindi nuove opportunità di sviluppo, business e crescita. Ci si riferisce quindi all’autonomia energetica; alla minore dipendenza dalle materie prime (economia circolare); alla digitalizzazione per la competizione economica; all’innovazione tecnologica per l’autonomia strategica da USA e Cina.

Con questo piano, l’Unione Europea mira quindi a diventare, nei prossimi anni, leader mondiale in tema di sostenibilità ambientale, progresso sociale e tecnologico e ad essere il luogo al mondo con la più alta qualità della vita e con la più ricca e solida “cittadinanza sociale”.

Tuttavia, chi opera nel mondo del lavoro è consapevole delle gravi incertezze che la crisi pandemica rischia di lasciare soprattutto al livello economico ed occupazionale. E’ quindi necessario comprendere dove risiedono i rischi e fratture sociali create dalla pandemia, riscontrabili anche e, soprattutto, nella popolazione attiva ed occupata (ad es: frattura tra i nativi digitali e analfabeti digitali). In questo ambito molto può fare la contrattazione collettiva per modernizzare il modello sociale europeo, ma molto di più può essere fatto dalla cultura d’impresa che dovrà svilupparsi nei prossimi anni.

I datori di lavoro sono chiamati a svolgere una funzione di “animatori culturali”

Atteso il ruolo sociale svolto dalle imprese, sia pubbliche, sia private, ben si comprende come in questo momento storico, più che in ogni altro dell’era post-bellica, la classe imprenditoriale sia chiamata ad attuare e divulgare una nuova cultura, in linea con i nuovi valori e pilastri adottati dalla UE, partendo da nuovi modelli gestionali d’impresa e dai rapporti di lavoro. Ora più che mai, i datori di lavoro sono chiamati a svolgere una funzione di “animatori culturali” laddove devono essere in grado di applicare al loro modello gestionale d’impresa ed ai loro investimenti, i nuovi valori su quali si fonderà la nuova Europa. Si dovrà pertanto assistere ad un processo di revisione delle filiere, laddove le committenze saranno sempre più interessate a stringere collaborazioni con aziende orientate alla sostenibilità sociale, ecologica, tecnologica, etc..

Il cambiamento all’interno delle imprese soddisferà in tal modo due obiettivi principali:
1. un obiettivo sociale attraverso la sensibilizzazione e attuazione dei nuovi valori;
2. un obiettivo aziendale di salvaguardia della sussistenza e prosperità dell’impresa poiché il mercato, i consumi e gli investitori saranno sempre più orientati verso coloro che si fanno portatori di tali valori e, attraverso una selezione naturale, tenderanno sempre di più a mettere al margine le imprese che non saranno in grado di recepire il nuovo.

Nel comprendere l’importanza del momento storico e del passaggio culturale che dovrà avvenire all’interno delle aziende, si sottolinea come un tassello fondamentale per attuare tutto ciò è quello di ripensare alle risorse umane. Politiche formative ed organizzative orientate a contrastare il forte divario che si creerà tra le competenze e professionalità di vecchia fattura e i nuovi profili professionali; supportare il passaggio generazionale all’interno dell’organico aziendale; armonizzare il passaggio di consegne tra due generazioni diverse, espressione di competenze e profilazioni distanti tra loro; garantire politiche retributive decenti rispetto alle nuove forme giuridiche di rapporti di lavoro che si svilupperanno e contrasto ai contratti pirata e al dumping contrattuale. Nuove modalità di prestazione lavorativa e nuovi “ambienti di lavoro” smart e sicuri.

Nuovi modelli organizzativi

Così sempre più si parla di nuovi modelli organizzativi. A testimoniare la mutata tendenza del mercato nella direzione sopra esposta, è chi opera all’interno di filiere o nell’ambito della fornitura e subfornitura che, sempre più frequentemente, riceve questionari di supplier assurance da parte di committenti, anche storici, finalizzati a verificare il loro adeguamento a politiche di: sostenibilità sociale (valutazione degli impatti sia positivi, sia negativi sulla società e sullo sviluppo. Gli indicatori di sostenibilità sociale sono salute e equità sociale, diritti umani, diritti del lavoro, pratiche e condizioni di lavoro, responsabilità sociale, benessere e competenza culturale); conformità (riguarda le normative e le leggi esterne progettate per aiutare le aziende. Tuttavia, le aziende integrano queste linee guida esterne con ulteriori politiche interne e standard etici. Un esempio di politiche di conformità che creano chiari vantaggi per la società sono le normative che richiedono il funzionamento dei sistemi di segnalazione delle irregolarità. Questo aiuta a prevenire la corruzione e la manipolazione); sostenibilità ambientale (si riferisce a pratiche che contribuiscono alla qualità dell'ambiente a lungo termine. Ci si aspetta che le aziende supportino un approccio proattivo alla responsabilità ambientale proteggendo l'ambiente, conservando le risorse naturali e riducendo l'impronta ambientale della loro produzione, dei prodotti e dei servizi durante tutto il loro ciclo di vita. Esempi di pratiche aziendali includono la politica di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, i programmi di riduzione dei rifiuti); adozione di codice di condotta e politiche di tutela delle condizioni di lavoro e dei diritti umani (i diritti umani rappresentano le condizioni minime universalmente accettate che consentono a tutte le persone di mantenere la propria dignità. I diritti umani sono inerenti a tutti noi, indipendentemente dalla nostra nazionalità, luogo di residenza, sesso, origine nazionale o etnica, colore, religione o qualsiasi altro status; ogni azienda deve rispettare i diritti umani ed è responsabile di non danneggiare le persone; lavoro minorile; salari e benefici; orario di lavoro; lavoro forzato; libertà di associazione; molestie e non discriminazione; etc.).

Nuovi indicatori di misurazione del benessere

Coerentemente con questa tendenza e riprendendo quanto condiviso dai Premier Europei al Vertice di Porto, troviamo, in una posizione sempre più centrale, il dibattito sull’individuazione di nuovi indicatori di misurazione del benessere dei Paesi orientato a ridurre l’importanza del PIL e ad identificare altri valori tesi non alla quantità ma alla qualità della ricchezza quali: sviluppo umano, attenzione alla terra/clima, giustizia sociale, giovani, etc.. Anche al riguardo, non è un caso che sia un altro Premio Nobel a parlarne. Il Prof. G. Parisi, insignito del Nobel per la Fisica, in audizione al Parlamento Italiano ha impostato il discorso tutto su tali tematiche, facendo suo il discorso di R. Kennedy all’Università del Kansas nel lontano 1968:“Il prodotto nazionale lordo comprende l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette e le ambulanze per ripulire le nostre autostrade dalla carneficina. Comprende le serrature speciali per le nostre porte e le prigioni per le persone che le rompono. Comprende la distruzione delle sequoie e la perdita della nostra meraviglia naturale come effetto di un caotico sviluppo… Insomma, misura tutto, tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta. E può dirci tutto sull'America, tranne perché siamo orgogliosi di essere americani, ed è così in tutto il mondo”.

Nuove modalità di “fare impresa”

Nel ripensare a nuove modalità di “fare impresa” con lo scopo precipuo di divulgare una nuova cultura, anche il mondo dell’Artigianato, per tramite di noi Associazioni di rappresentanza, si sta muovendo in maniera netta e decisa in questa direzione. Tra le numerosissime iniziative intraprese da Cna Associazione, si sottolinea quel che riguarda le politiche del lavoro del comparto artigiano dell’Emilia-Romagna, laddove, le parti sociali costituenti la Bilateralità Artigiana stanno deliberando in questi giorni integrazioni alle prestazioni di welfare rivolto alle imprese artigiane, erogate del nostro ente EBER, tese a valorizzare gli investimenti e la formazione effettuati nell’ottica del risparmio ed efficientamento energetico, ovvero, digitalizzazione strumentale e delle competenze professionali.

RELAZIONI INDUSTRIALI E POLITICHE DEL LAVORO
Alessandra Mei